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Il nome delle piante: varietà e ibridi

Abbiamo visto come in tutto il mondo le piante vengano indicate in latino con un sostantivo singolare che indica il genere seguito da un altro termine, spesso un aggettivo, che indica la specie. I nomi dei generi hanno la loro origine da situazioni assai varie: possono indicare una regione,derivare da un nome comune latinizzato, commemorare un personaggio, ricordare un ambiente o riferirsi all'utilizzazione possibile della pianta.
Per definire esaurientemente una pianta, però, spesso non bastano il genere e la specie, poichè esistono differenziazioni di particolari caratteri che dànno luogo a sottospecie e varietà.
Le varietà sono essenzialmente di due tipi: spontanee e coltivate.
Le varietà spontanee formatesi in natura spontaneamente vengono indicate con un termine latino posposto al binomio in lettera minuscola; es. Rosa moschata nepalensis.
Invece le varietà coltivate  o orticole denominate cultivar sono originate dall'intervento dell'uomo e vengono indicate tra virgolette con l'iniziale maiuscola; es. Camelia japonica " Alba Simplex ".
Dall'incrocio fra due specie appartenenti allo stesso genere si ottiene un ibrido, che generalmente presenta le caratteristiche dei due genitori.
L'ibrido viene indicato col termine che rappresenta il genere originario seguito da un altro termine latino in miniscolo preceduto da una x; es. Camellia x williamsii; ibrido derivato da Camellia saluenensis e Camellia japonica. L'ibrido può, a sua volta, dare origine a varietà; es.      Camelia x williamsii "Donation".
Abbiamo infine gli ibridi intergenerici incrociando piante di generi diversi, ma affini fra loro. Si hanno ibridi digenerici o ibridi trigenerici a seconda che derivino da piante di due o tre generi diversi.

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