Due diverse concezioni del giardino: l'occidentale e l'orientale
Scritto dal prof. Fernando Antonio Bucci
Mi fa pensare l'angolo un pò buio della meravigliosa chiesa romanica di S. Ambrogio a Milano.
Là ho osservato un sarcofago.
C'è tutta la visione d'un mondo paleocristiano, il cosmo secondo i Vangeli e le genti della prima Europa.
Al centro della sponda frontale sono scolpiti Adamo ed Eva, e al centro del centro , l'Albero della vita che li separa, li scinde.
Ai due estremi il Diavolo e Dio, il male e il bene.
Dio è il giardiniere di un Eden che perdendosi fa crescere i viventi: E' lui l'artifex - auctor - sin, augere, aumentare - del Giardino del Creato e della Creazione.
All'estremo il Demonio è un ritorto infido serpente, lubrico e sfuggente.
Adamo è alla destra del Padre, Eva, ovviamente, alla sinistra.
Questa iconografia del bassorilievo racchiude una visione del mondo-giardino, fiorito di bene e di male, che è all'inizio e dentro tutta la filosofia di vita dell'uomo occidentale.
Altre pietre, di altri giardini fanno pensare alla luce del sole, quel Sol Levante che è al centro della bandiera del Giappone. Qui c'è un'arte di "allevare" le rocce che fanno dei giardini-zen un'opera d'arte, una preghiera laica, un modo di evocare serenità e chiarezza dei sensi: la semplicità che si fa potenza.
L'arte di allevare rocce è il "bonseki"
Invita a pazienti e laboriose spedizioni. tra montagne e fiumi, per scegliere quelle più naturali e antiche, modellate dal vento o dall'acqua. Saranno collocate nel giardino come se ci fossero sempre state. Una meraviglia.
Sono considerate dei tesori nazionali , intangibili, solo da ammirare.
Il fine del giardino giapponese zen non è quello illusionistico della resa realistica del paesaggio, ma quello di creare lo spazio e l'aura di " montagna e acqua ", un disegno più aiutato che creato dalla mano dell'uomo, un riflesso della Madre, un dono della Natura.
Lo Zen è anche questo" intenzione priva di intenzione", Come nell'arte del "Bonsai", nel "Bonseki" l'armonia è frutto di abilità, cura, attenzioni continue.
Il giardiniere che pota, annaffia, cura crescita e salute delle piante, lo fa non come un agente esterno, ma come una creatura dello spirito del giardino, che è, al tempo stesso, una meraviglia artificiale e naturale.
Uno spirito che si coglie nei grandi giardini di sabbia e rocce delle città del Sol Levante, come quello famoso di Ryoan-ji di Kyoto.
I monaci zen, come lo scultore di S: Ambrogio, modellavano i loro giardini, sistemandoli però ben diversamente, lungo le rive di un ruscello canoro, creando spesso accanto al monastero forme topiche che rendessero l'impressione e l'atmosfera di una gola di montagna, fresca, sobria porca.
I giardini all'italiana o alla francese, tra fiori e aiuole e viali - pareti arboree, o i parchi all'inglese, sono ben diversi , perchè creati da una diversa " forma mentis"
La cultura zen ha una sua visione del mondo non scissa tra bene e male, ma sopraordinata e distaccata dal bene e dal male.
Dice il maestro zen Hung Tzu ch'eng: " Se la tua mente non sarà agitata da venti e da onde, vivrai sempre tra montagne azzurre e vecchi alberi. Se la tua vera natura possiede la forza creativa della Natura stessa, ovunque vada, vedrai i pesci guizzare e le oche svolazzare "